Il blogtour #MarcaTrevisoInRosso che si è svolto a fine novembre (di cui vi ho parlato qui), tra le tantissime cose interessanti in programma, ci ha portate e a scoprire un prodotto di eccellenza dell’agroalimentare italiano, il Radicchio rosso di Treviso tardivo IGP.
In origine una cicoria amara, che quando si trova nel campo di coltivazione appare scura, infangata e con le foglie accartocciate dal gelo ma che, grazie a un lungo processo di lavorazione, tutto svolto rigorosamente a mano, e con il silenzioso e fondamentale apporto delle acque di risorgiva, si trasforma in un vero e proprio fiore invernale da portare in tavola, dalla foggia slanciata, pulita e regale.
Ad accoglierci e spiegarci tutto sul Fiore d’Inverno, Paolo Manzan, che insieme alla moglie Sonia conduce Nonno Andrea, azienda certificata Biodiversity Friendly, nella convinzione che la qualità dei prodotti ortofrutticoli è strettamente legata alla qualità di suolo, aria e acqua.
Paolo è anche Presidente del Consorzio Tutela Radicchio rosso di Treviso IGP e variegato di Castelfranco, “Il Radicchio Rosso Tardivo IGP è l’unica cicoria che non lascia il campo e arriva in tavola, ma che ha bisogno ancora di un lungo procedimento di lavorazione. Sui mercati si trovano tante imitazioni, purtroppo realizzate con procedimenti meno onerosi e più rapidi ma che non hanno le caratteristiche organolettiche del vero Radicchio. Per questo è importante per il consumatore cercare il vero prodotto con il marchio IGP del Consorzio”.
Il disciplinare UE prevede che la coltivazione del Radicchio rosso di Treviso IGP sia possibile soltanto nelle campagne di 24 comuni del Veneto, 17 in provincia di Treviso, 5 in provincia di Venezia e 2 in quella di Padova. E’ proprio in questa parte della campagna veneta che il radicchio può lasciare la terra per essere immerso nell’acqua pura della risorgiva e rinascere. E’ infatti tra queste tre province che il fiume di risorgiva più importante d’Europa, il Sile, riemerge dalle falde profonde, dando vita all’omonimo Parco.
I radicchi appartengono tutti alla stessa specie botanica, il Cichorium Intybus Silvestre, una comune cicoria che spontaneamente cresce nei prati e lungo i fossi della Marca Trevigiana, diventato ortaggio ricercato e pregiato grazie al sapere e al lavoro dell’uomo.
Le ipotesi su quando e per merito di chi sono le più disparate, la più semplice è quella che riporta alle difficili condizioni di vita dei contadini durante i gelidi inverni nella campagna veneta.
Si può immaginare che nel tentativo di proteggere le piante dalle gelate, qualche contadino molto previdente le abbia raccolte in un luogo riparato, scoprendo poi che il radicchio non marciva ma tornava a crescere, formando un nuovo germoglio croccante e gustoso.
Il radicchio è una pianta biennale, significa che soltanto nel secondo anno completa il suo ciclo vegetativo, producendo il seme.
La semina e successiva piantumazione avvengono tra luglio e agosto, mentre la raccolta del radicchio dai campi può iniziare soltanto a novembre, non prima che le cicorie abbiano subìto due brinate. Il gelo brucia le foglie esterne, bloccando il processo vegetativo della pianta.
La raccolta viene svolta rigorosamente a mano, le piante di cicoria vengono colte insieme alla loro radice e alla zolla di terra, legate e collocate in ambienti con poca luce all’interno di vasche dove scorre acqua corrente ad una temperatura costante non inferiore a 10-12 C°, l’acqua dovrà toccare le radici ma non le foglie.
Questo processo, detto di imbianchimento, dura circa 15 giorni. Con il tepore dell’acqua il cespo di radicchio, grazie alla sua radice ancora viva, si risveglia e viene così forzato a sviluppare nuove foglie, un nuovo bocciolo che nascerà croccante, succulento, e bianco e rosso per l’assenza di luce (il buio impedisce la fotosintesi).
La lunga immersione in acqua corrente permette inoltre alle piante di purificarsi eliminando eventuali tracce di antiparassitari utilizzati nei campi.
Prima di passare al confezionamento ed arrivare sulle nostre tavole, dovrà subire l’ultimo processo, sempre rigorosamente manuale ed eseguito da mani esperte, la toelettatura.
Ripulito da tutte le foglie esterne, rimarranno soltanto il cuore e una parte del fittone (la radice), commestibile anch’esso.
Ora, dopo queste lunghe, manuali, e faticose lavorazioni, è pronto per essere confezionato.
Anche il cugino, il Radicchio Variegato di Castelfranco I.G.P., che nasce verso fine ‘800 dall’incrocio tra il radicchio Rosso di Treviso tardivo e la Scarola, subisce un trattamento laborioso e la forzatura.
Qui sotto, al lavaggio e alla sapiente toelettatura, prima di essere anch’esso confezionato.
Nonno Andrea è fornitore di Ortoromi, società Cooperativa agricola con uno stabilimento in Veneto ed uno in Campania, che è anche l’unica azienda italiana a proporre il Radicchio Rosso di Treviso I.G.P. di IV gamma.
E’ infatti possibile trovarlo in vendita nei principali punti vendita GDO in comode vaschette, con il brand Insalarte, lavato, tagliato e pronto per essere consumato, sia crudo che cotto.
Dalla produzione siamo passati direttamente alla cucina, dove ad attenderci c’era lo Chef vegano Martino Beria che collabora con Nonno Andrea, ideando le ricette che vengono poi realizzate nel laboratorio di trasformazione.
Prodotti deliziosi che si possono acquistare nel punto vendita dell’azienda.
Protagonista lui, il Radicchio.
Chef Beria lo ha RACCONTATO.
E’ stato poi LAVATO.
COTTO.
VALORIZZATO.
FOTOGRAFATO.
GUSTATO.
Personalmente non credo di conoscere prodotto più versatile del Radicchio Rosso di Treviso Tardivo I.G.P., crudo o cotto, dall’antipasto fino al dolce, trova molteplici impieghi in cucina.
Se vi capita di passare da queste parti non perdetevi una visita da Nonno Andrea, immersa nella campagna trevigiana, in questa azienda agricola l’accoglienza è sempre calorosa, il negozio bellissimo (fare la spesa con i cestoni di vimini per me non ha prezzo!) e i prodotti che potrete acquistare deliziosi.
foto credits Marca Treviso
Le cose imparate e scoperte nei tre giorni del blogtour sono state davvero tante,
arte, cultura, enogastronomia, territorio…
…ma questo è un altro post, dovete portare pazienza, io torno presto a raccontarvi il resto! 🙂
GRAZIE A
NONNO ANDREA – Azienda Agricola Biodiversa
ORTOROMI – Società Cooperativa Agricola
CONSORZIO TUTELA RADICCHIO ROSSO DI TREVISO I.G.P. E RADICCHIO VARIEGATO CASTELFRANCO I.G.P.
…e grazie ai miei compagni di avventura
Agnese Gambini, Chiara Caruso, Cristina Lionetti, Elisabetta Gavasso, Ileana Conti
Monica De Martini, Monica Giustina, Romina Troncone, Silvia Bettiol,
Victoriya Litvinchuk, Vitaly Yarosh
Il mio racconto di #MarcaTrevisoInRosso continua!
STAY TUNED!
5 Comments
Cristina
23 Gennaio 2016 at 16:57Leggere il tuo post è stato un modo bellissimo per rivivere quei magici giorni! A quando il prossimo blogtour? 😀
Roberta Morasco
24 Gennaio 2016 at 19:32E’ stato davvero molto bello ed istruttivo, visite davvero interessanti, e tornerei volentieri indietro anche per la bella compagnia! Speriamo presto! ^_^
Monica
25 Gennaio 2016 at 17:46Che rintronata, l’ho letto e non ho più commentato. Scusami ma ultimamente sono proprio spannata! E’ un post meraviglioso, un inno al Radicchio e il suo essere un fiore buonissimo e ricco di bellezza. Brava Roby, dettagliata e precisa e con delle foto super!!! Un bacione <3
Roberta Morasco
25 Gennaio 2016 at 18:30Ciao tesora! Ma grazie 🙂 …del resto ho avuto anche una splendida modella no?
bacio grande!
Ileana
18 Febbraio 2016 at 13:51Ecco. Convinta di aver lasciato commento.
Le parole trasudano di emozioni e passione che hanno caratterizzato questo tour. Bellissimo articolo?